LE POSSESSIONI DIABOLICHE

prof. Giorgio Codarini, psicanalista

Il Satanismo è come un fenomeno carsico nella storia, un fiume sotterraneo che emerge nelle più svariate epoche, non particolarmente dettate da eventi calamitosi e catastrofici o in qualche modo tragici. Esso è presente spesso in momenti di pace e benessere,magari sotto il regno dell’indifferrenza. Sembra che “la peste la fame e la guerra”riconducano i popoli a Dio anzichè al diavolo e solo delle piccole elìte in queste occasioni, prese da un delirio d’onnipotenza, si concedono stravaganze sataniche, magari identificandosi col “male assoluto”.

L’assopimento e l’ipnosi dello spirito riempito delle infinite banalità dei sensi e dei luoghi comuni della nostra epoca,spesso operano fino a concedere il fianco ad un certo “neo-paganesimo”, come arcaico residuo idolatrico, caratteristica spesso comune anche fra gli abitanti del “pagus globale”.
E’ proprio qui, in questo contesto, che il “satanismo” trova terreno fertile.

Esso tende a riesumare qua e là, mitologie e ritualità pagane, mescolandole con liturgie cattoliche rovesciate,o meglio con anti-liturgie, identificandosi in un “anti” come principio quasi metafisico. Tutto questo è sempre condito con dovizia di spezie dal sapore picaresco e carnascialesco.

Le possessioni diaboliche sono una delle strategie di conquista da parte delle schiere di Satana. I criteri di riconoscimento di una possessione furono stabiliti nel 1615 e dipendeva dalla presenza di determinati fenomeni che contenevano un denominatore comune: l’avversione al sacro; questo da parte di un credente non ateo,che non poteva più entrare in chiesa, disprezzava le immagini sacre e bestemmiava.

Una volta che era passata la crisi, c’era il ritorno alla normalità, come ci fosse la presenza di un ripetuto sdoppiamento della personalità.
I fenomeni presenti in questa vicenda sono quelli che la psichiatria e la parapsicologia chiama xenoglossia, telepatia, preveggenza, telecinesi e levitazione. La persona posseduta è ridotta a vittima e strumento di satana, mostrandosi visibilmente in una stato da “energumeno”, preda di una agitazione insolita e violenta.
Credo che tutti questi fenomeni potrebbero essere spiegati anche in altro modo o comunque non come un diretto intervento satanico.

Secondo il demonologo Corrado Balducci, le possessioni vere e proprie sono molto rare. Allora, c’è da chiedersi: quale è il discrimine atto a distinguere una possessione da un fenomeno psicopatologico sui generis? A tutt’oggi credo che questo non sia ancora chiaro.

Chi è il supposto Autore di tutto questo? La Sacra Scrittura ci dà una definizione confermata dal concilio Lateranense IV (1220): “il diavolo è un angelo decaduto,ovvero Dio non ha creato il demonio ma gli angeli. “La caduta”di questo angelo, come conseguenza di una prova a cui era stato sottoposto,ha creato quell'”infelicità”dalla quale viene a sfociare il cosidetto “male”.

Da tener presente anche che, da questa nozione di caduta e dalla conseguente speranza di risalita e di salvezza, prendono origine molte religioni.
Ora c’è da chiedersi come mai il diavolo avrebbe interesse ad attaccare l’umanità.
Una risposta alla luce della tradizione potrebbe essere questa: il diavolo ha nel genere umano un nemico, perchè anche esso fu sottoposto a una prova, quella narrata nella Genesi, ossia, pur essendosi ribellato a Dio ed avendolo perduto, esso fu redento attraverso l’incarnazione del Figlio. Ma per l’angelo decaduto non c’è stata alcuna redenzione, forse a motivo della sua natura non umana ma di puro spirito.

Il diavolo si troverebbe a nutrire un viscerale odio per l’umanità, proprio perchè, in quanto perdonata,essa è oggi erede della felicità nella quale si trovava l’angelo alle
origini, felicità poi irrimediabilmente da lui perduta.
Secondo la tradizione, il diavolo esplica la sua opera, ordinariamente, attraverso la “tentazione”, ma non tutte le tentazioni sono necessariamente diaboliche.

La “possessione” è solo un’attività straordinaria.
Allora, ciò che è importante notare è che l’intervento demoniaco è sempre eccezionale perchè il demonio è creatura di Dio e non può nulla se Dio non glielo permette.
In base a questo principio sant’Agostino afferma:”Se il diavolo di sua iniziativa potesse qualcosa, non vi resterebbe un uomo sulla terra”, e San Bonaventura poi: “E’ tanta la crudeltà del demonio che ci divorerebbe ogni ora, se la divina protezione non ci custodisse”.

Le possessioni hanno riproposto in Occidente l’idea di un “invasamento divino” presente anche nella mitologia greca e in molte religioni sciamaniche, una sorta di “trans”che toglie ogni “responsabilità” individuale. L’individuo posseduto non è responsabile dell’azione che compie anche se brutalmente immorale, contraria ad ogni ordinamento positivo e naturale.
“L’Io non è padrone a casa sua” afferma a più riprese S.Freud, qualcosa involontariamente accade come se ci fosse l’irruzione di altro, dell’Altro, dell’inconscio, attraverso una svista, un lapsus, una caduta su questa pietra di inciampo,come a causa di uno “skandalon”.

L’idea di azione involontaria, contraria apparentemente ad ogni tornaconto individuale, se non adirittura immorale, e della quale siamo costretti a prenderci la responsabilità, non è facilmente metabolizzabile, anzi tende ad essere considerata Male in quanto tale, fino a dare al male un volto, quello del diavolo. L’impadronanza del soggetto e l’incapacità di mantenere uno stabile dominio sulle proprie azioni, conducono spesso (il discorso occidentale) alla individuazione di un “soggetto causa” che interferisce nel libero atto di volontà.

Spesso questo essere è denominato diavolo e non ci si attarda ad inserirlo nella logica del “Misterium iniquitatis”. Cur malus?, perchè il male? Interrogativo che viene dall’antichità attraverso le Scritture e la Teologia fino a noi. Non c’è risposta se non nella non-risposta che concerne la Prova ,la”prova di realtà” e paradossalmente “di libertà”, il mettersi o essere messi alla prova, ma anche essere indotti in tentazione (gr.peirào). La stessa risposta o non-risposta può essere data anche alla domanda: perchè Dio permette i misfatti del diavolo?

Possiamo in questo ultimo interrogativo aggiungere anche l’esperienza di libertà, in quanto che non c’è prova che abbia delle difficoltà superiori alle nostre possibilità.
Le Sacre Scritture già dall’inizio si interrogano sulla Libertà; il serpente primigenio non è ancora il satana, ma è quell’animale astuto (lingua liscia) attraverso il quale l’uomo perviene alla conoscenza del bene e del male e alla sua libertà.

Nel libro di Giobbe il satana è un angelo della corte di Dio, che ha la funzione di accusatore,di avversario in giudizio, di pubblico ministero; colui che è anche talmente invidioso o scettico della bontà del genere umano, che tesse per l’uomo di Uz una prova che giunge fino a fior di pelle penetrando anche nella carne; gli viene risparmiata solo la vita.

Nei Vangeli sembra che solo Gesù, il figlio, sia “messo alla prova” ed è il mondo dei poveri e degli emarginalti ad essere posseduto dal principe di questo mondo, in modo visibilmente palese, non il potere. Il povero indemoniato si trova in una agonizzante lotta contro il demonio che non riesce a possedere la sua anima, mentre il potere politico-religioso costituito, sembra già averla venduta.

E’ comunque, con l’avvento del Figlio che il diavolo è ridotto difinitivamente a maschera dello sconfitto.
L’Apocalisse ci fa spiccare il volo verso la Gerusalemme celeste, verso quel futuro che ci sta alle spalle, verso quella fine del mondo già avvenuta. Sembra molto chiaro il messaggio delle scritture ,ma nonostante tutto, questo”sconfitto”ha riacquistato quel potere che gli è stato e gli viene attribuito. La libertà è quella leggerezza insostenibile ed ingestibile da parte degli umani,che richiede grande senso di responsabilità. E’ più rassicurante attribuire all’Altro, al Male uno statuto ontologico, ossia quello di un “essere”irresistibile per la sua forza ed astuzia,al quale non si può che soccombere.

Nella storia i cultori di una religione alternativa, quella satanica sono sempre stati presenti. Ma nel tardo medioevo questa si è diffusa in ogni angolo d’Europa,dando luogo al fenomeno della “stregoneria”. Addirittura Lutero, racconta di essere stato posseduto dal diavolo, fino a ritenere di conseguenza, corrotta e dannata la natura umana, al punto che nessuna fra le opere buone ma solo un atto di fede intenso e gratuito avrebbe potuto redimerla.

Satana sembra al passo coi tempi e, in una società globalizzata, riesce a far parlare di sè: che se ne parli bene o che se ne parli male è secondario, l’importante che se ne parli.
I suoi seguaci vengono arruolati fra coloro che razzolano nell’orgia del potere o fra coloro che sentendosene esclusi lo vogliono conquistare,mentre i suoi pubblicitari sono catturati fra i cultori delle banalità, fra coloro che allevano il male nella banalità.

L’Europa è stata anche percorsa da un genere letterario,coltivato da poeti e scrittori di area protestante,da Cristopher Marlow a Thomas Mann passando attraverso Goethe,quello del mito di Faust,ossia l’arcaico desiderio di eterna giovinezza e di indiscussa grandezza.

Non si tratta qui di dimostrare nè di confutare l’esistenza di alcunchè. Le varie “credenze” producono ed originano i fenomeni, danno forma alle immagini.
Potrei citare l’esempio di un tale che ho conosciuto nel passatp, il quale non poteva guidare l’automobile perchè vedeva il volto del diavolo sullo specchietto retrovisore.

L’ondata esorcistica che sta attraversando alcuni movimenti della Chiesa Cattolica, fa pensare all’ennesimo tentativo di localizzare e tenere a bada il male, disegnato come un “oggetto fobico”,e come tutti gli oggetti fobici nosconde una radicale ambiguità: la repulsione contiene sempre in sè una dose di attrazione.

L’arroccamento e il gioco in difesa da parte di molti settori della Chiesa, non sembrano forse far pensare ad un aleggiante fantasma manicheo,ad un doppio volto di Dio o una doppia divinità una del bene ed un’altra del male?
Penso che il diavolo nella storia abbia vinto qualche battaglia, ma non certo la guerra.

Lo “sconfitto” per eccellenza non ha più potere, non fa più paura, dato che l’inferno è quell’ insituabile luogo che ciascuno di noi, sulle orme di padre Dante, è invitato ad attraversare, ciascuno il suo inferno quotidiano, ma per passare poi oltre, non per rimanerci.