Pradamano, 13 febbraio 2003

“Il guado” nell’Italia dei nostri giorni.

Attraversando in auto il guado, stretto e corto, ma molto utile, esistente sul torrente Malina, in quel di Pradamano, il mio pensiero va al “guado” presente nel Paese che, invece, è largo, lungo e doloroso. Scrivono, infatti, gli economisti, “persone competenti”, che oggi la società italiana si trova in mezzo ad un “guado”.

Da una sponda, c’è un sistema dirigistico a forte presenza pubblica che tarda a morire, dall’altra, un sistema moderno di mercato che tarda a nascere. L’economia del Paese e non solo quella, è lì, in mezzo al “guado”. Affermano che in Italia ci sono troppe leggi (66 volumi nuovi, con circa, in media, 1550 fogli, per un totale 102.300 pagine), ci sono troppe tasse che tolgono la serenità e la pace ai cittadini, è troppo “alta” la spesa pubblica che, proprio in questi giorni, fa lievitare il debito del Paese e inoltre, c’è troppa burocrazia che ingessa la società civile.

Allora per riuscire ad oltrepassare il “guado” bisognerà cambiare e trovare un sistema per rilanciare l’economia.

La cultura dominante induce, però, ad affrontare i problemi in modo confuso e “vecchio” senza attuare le moderne strategie, i metodi innovativi e creativi che sono vincenti nel mercato globale. Tutto questo è stato detto, in modo molto chiaro, da Edward De Bono, nella conferenza tenuta il 27 gennaio 2003 all’Istituto A. Malignani di Udine.

Attualmente, l’Italia, ha detto De Bono, spiegandone i motivi, sta avviandosi, piano, piano, verso la spirale argentina se non sarà capace di cambiare, di imparare, di praticare e di usare la creatività, frutto del pensiero laterale.

Tutto questo accade in Friuli, mentre politici e istituzioni litigano con la cicalecciocrazia senza affrontare con l’ammaestramento, in un modo nuovo, i problemi concreti. Il “guado” economico e non solo, nel Paese, è largo, stà diventando assai lungo e sempre più doloroso in quest’Italia dei nostri giorni.

Eugenio Di Barbora
Pradamano