37° Capitolo

Gesù disse : Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato.(Gv.11,4)

Una persona si lamentava per il fatto che Dio l’aveva messa al mondo senza chiederglielo. La via giusta è quella dell’amore: sappiamo che da Dio non può esserci ingiustizia alcuna. E’ chiaro che se in Lui percepiamo ingiustizia non è quel Dio in cui credevamo.

Riproponiamo, dunque, la domanda: perché ci ha messi al mondo senza il nostro libero assenso?
La tematica può essere affrontata sotto diverse prospettive. La prima di queste riguarda proprio la coerenza della domanda stessa. Si possono notare in essa diverse contraddizioni di tipo logico ed ontologico:
“Il Signore è lo Spirito e dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà”(2Cor.17)

1) Presupposto che Dio esiste con tutti gli attributi a priori che la teologia cristiana ha sempre elaborato, dobbiamo affermare che esistiamo grazie ad un atto di libertà: Dio ci ha voluti da sempre (in Lui non c’è il limite spazio-temporale nostro)

2) Esistiamo per amore : Dio ci vuole felici come Egli è felice. Ma ci vuol dare la vera felicità, che è anche conquista, soddisfazione nell’autocreazione.

3) Come conciliare la nostra libertà con la sua? Dobbiamo accogliere in noi con fiducia il dono dell’esistenza. Prima che nascessimo eravamo solo un suo progetto. Ora Lui ci ha dato la possibilità di evolvere il nostro essere cosciente. Come potevamo dare il nostro libero assenso senza esistere, e quindi senza una minima coscienza di esistere?
Per chiedere un assenso bisogna” percepirsi esistenti “e percepire “esistente e libero” Colui che ci concede l’assenso. Non avremmo potuto porre queste domande se Dio non ci avesse messo in grado di porle e non avremmo potuto nemmeno chiedere l’assenso se Lui non ci avesse dato la possibilità di chiederglielo.

Rimane il fatto fondamentale: possiamo chiedergli di annullare l’esistenza che Egli ci ha dato? Possiamo rifiutare il suo dono ora che abbiamo un barlume di coscienza logica ed ontologica?

E qui penetriamo nel cuore del progetto divino…
Quando ci sentiamo inabissati nel peccato che non vogliamo…questa è vera malattia. Malattia dell’anima che attanaglia molto di più della semplice malattia fisica. Eppure dobbiamo credere fermamente che “questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato”. In che modo una malattia spirituale come il peccato non è per la morte?

Perché è anche attraverso essa che Dio ci farà vivere, se crediamo. E’ un mistero che ci avvolge ma contemporaneamente ci illumina. Se ci credessimo buoni e perfetti cadremmo nella menzogna più peccaminosa e nell’illusione più rovinosa. La coscienza del peccato, anche se momentaneamente ferisce il nostro animo spesso inquieto, ci umilia davanti a Dio ed agli uomini e attenua quella vanità spirituale che intossica tutto l’essere in maniera subdola.

Ecco allora che iniziamo ad intuire perché questo genere di malattia è per la gloria di Dio, come tutto concorre al bene di coloro che amano Dio. Dio si serve anche della nostra fragilità!
“Bene e male, vita e morte, povertà e ricchezza, tutto proviene dal Signore” (Sir.11,14)

Nulla succede se Egli non lo permette: Egli è più presente di quanto immaginiamo e desidera la nostra salvezza eterna. L’eternità non ha limiti spazio-temporali e Dio si trova nel versante dell’eternità. Il suo sguardo abbraccia in un solo istante l’intero arco della nostra brevissima vita e la stessa nostra dimensione immortale. Da questa dimensione, quando parteciperemo attivamente all’attività divina potremo anche noi vedere le cose dal suo versante e ci renderemo conto che ogni sofferenza fisica e morale rappresenta il punto critico di ogni spira evolutiva che tende al compimento del nostro essere spirituale. Ogni sofferenza può essere un’occasione ascensionale perché porta la coscienza ad uscire dai suoi limiti più angusti ed a espandere il suo spazio di recettività attraverso una progressiva sensibilizzazione.

Ogni malattia ha una ragione particolare per sussistere. Lo spirito staccato riflette sulle motivazioni. Se Dio la permette, è sempre a fin di bene. E’ Lui il Signore della vita e della morte. Sa già quando sarà l’ora del grande trapasso. E’ da stolti mettersi eccessivamente in ansia per esso. Non conosce ogni capello del nostro capo? Ed ogni nostra cellula, così complessa, non è da Lui perfettamente conosciuta? Non è così anche per ogni atomo ed ogni segreto del microcosmo?