23° Capitolo

Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome (Lc.11,2)

Dice Varillion: l’invisibilità di Dio è la sua umiltà rispettosa della nostra libertà. (L’Umiltà di Dio,ed Paoline,p.66)
Queste parole ci introducono nell’anticamera della contemplazione. E’ necessario stimolare la dialettica interiore per sbrigliare i concetti dalle ragnatele dell’abitudine spazio-temporale.

Ma Dio si compiace di essere l’oggetto della nostra appassionata ricerca interiore. Egli ci è Padre e quale padre non è contento del figlio che si interessa della sua vita, del suo pensiero, del suo misterioso amore? Il figlio ha bisogno di capire l’amore del padre e il vero padre cercherà sempre di dargli risposte esaurienti. Il vero padre gli dirà: ti amo perchè sei mio figlio. Ti amo così come sei, con i tuoi limiti, il tuo egoismo, le tue piccolezze, il tuo nullaLo intuisce bene chi prova l’esperienza di padre.

Il padre si ritrova spesso ad osservare la sua prole infante. La guarda mentre gioca, disegna o parla. Il cuore di padre vede una creatura meravigliosa, anche se a volte capricciosa…cerca di correggerla con la speranza di vederla migliorare, progredire. Esulta dei suoi piccoli progressi, si affligge dei suoi piccoli fallimenti, si addolora quando la vede triste, gode quando è contenta. Con lei gioca, spesso la fa sedere sulle ginocchia e la trastulla, l’accarezza, la fa sorridere.
Essere padre è sempre un’esperienza unica, irripetibile.La riflessione sulla paternità terrena ci riporta spesso a quella teologica. La paternità è una teologia calata nella realtà della vita, una “teoprassi”.Ci fa intuire qualcosa sulla paternità divina. Non abbiamo analogie adatte per comunicare l’amore che Dio ha per noi.

Scopriamo che quando siamo “costretti” a giocare con il figlioletto (ad esempio durante una sua convalescenza) proviamo dei momenti di noia nel partecipare del suo mondo troppo infantile per noi).
Forse sottovalutiamo troppo il mondo infantile.
Dio non fa così con noi. Dio è sempre presente in tutto quello che facciamo. A Lui non interessa ciò che facciamo: conosce già tutto il contenuto delle nostre intenzioni ed azioni. Ma allora devo presumere che si annoia? No, nessuna forma di noia in Lui. Egli ci contempla con uno sguardo amoroso e osserva ogni nostro passo per esultare del progresso che facciamo. Quando tutto viene ricondotto a Lui, anche i nostri “regressi” sono considerati “progressi”.

Con lo sguardo di Dio ogni papà non dovrebbe annoiarsi del mondo “troppo infantile” del proprio figlio.L’amore ci insegna a partecipare delle gioie degli altri. Tanto più se sono quelle dei figli. Calarsi nella realtà dei figli con entusiasmo, anche se costa, è vero amore. Anzi è “super-amore” perchè ci aiuta a superare la nostra comoda visuale per entrare in nuove dimensioni.

E’ mai possibile che la Purezza infinita si chini su questi poveri esseri ? Ma Egli non si stanca di perdonare e si china ancora su queste creature che non ama per le loro virtù (quelle poche che hanno vengono da Lui) nè per i loro peccati, ma perchè sono sue creatura che ha redento tra le sofferenze più inaudite. Forse ad Egli basta che noi crediamo e contempliamo questo suo amore. “Vorrei piangere sulla mia indegnità mentre Tu piangi di non poter essere realmente miseria con me”, dice P.Albino.

La sofferenza più grande del Padre è l’indifferenza dei figli. Il ragionamento è semplice e proviene dal cuore, più che dal cervello. Noi sappiamo che Dio ci ama perchè si è interessato e si interessa continuamente di noi. Ci ha creati dal nulla e non ci ha fatto mancare il necessario. Desidera continuamente la nostra salvezza perchè non vuole che il peccatore perisca, ma che si converta e viva. E in questa nostra storia terrena Egli non è un semplice spettatore perchè vede con i nostri occhi, sente con le nostre orecchie, cammina con i nostri piedi, piange nel nostro pianto e sorride nel nostro sorriso, pur rimanendo Se stesso

Chiedere con fede è comportarsi con Dio come un papà, facendo piazza pulita di ogni titubanza, perché un papà è…un papà! (Andrea Gasparino)
Prostriamoci dinanzi a Colui che ci ha creati e ci ha redenti. Ci ha creati e continua a redimerci. Non dobbiamo dimenticare che Egli tutto può. Tutto può! Può realmente creare infiniti altri mondi più meravigliosi di questi, infinite situazioni, infinite coscienze che contengano infinite altre coscienze.

Non c’è limite spazio-temporale in Colui nel quale riponiamo ogni nostra speranza! E può mutare in noi l’attuale situazione facendo in modo che viviamo infinite altre situazioni: non c’è limite alla fantasia di Dio! Dobbiamo convincerci che ci è più padre di ogni padre e che Egli è infinitamente più potente di ogni immaginazione. Se vivessimo sempre con questa convinzione la nostra vita muterebbe! Non avremmo più paura di nulla, scomparirebbe ogni forma di pessimismo!

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