20° Capitolo

“Guardatevi di star lontano da ogni avarizia, perché la vita d’un uomo, sia pure nell’abbondanza, non dipende dai beni che possiede”(Lc, 12,15)

Una frase riecheggia : Ti ho tutto dato, rimane solo quel che dai”. Essa invita a prendere coscienza di quello che realmente siamo. Il nostro corpo non è realmente “nostro”. Non ci siamo regalati l’esistenza, ma ogni cellula, ogni atomo, ogni più infima parte di noi stessi è stata posta in essere da Colui che realmente possiede il suo “Essere”: Dio. Tutto dipende da Lui, la materia con tutte le sue leggi più complesse e lo spirito che è in noi e che presiede la nostra volontà.

Ciò che vediamo, tocchiamo,odoriamo, gustiamo, sentiamo…fa parte delle vibrazioni cosmiche che ci sono state date e ci vengono date ancora gratuitamente. Percepiamo un’infinità di queste vibrazioni con il nostro centro interiore che ci è stato dato da Dio e grazie a Lui subisce in ogni momento un’evoluzione. Qualsiasi cosa possiediamo, anche se attuata con il duro lavoro personale, è sempre e sostanzialmente un dono divino.

Anche se dovessimo possedere e dominare interi popoli…tutto ciò dipende dalla volontà di Dio che lo permette. Se Egli non lo permettesse, non avremmo alcun potere. Egli permette che godiamo di buona salute o che ci ammaliamo. Permette che camminiamo o riposiamo, che vegliamo o dormiamo. Nulla succede senza la sua volontà.

Anche questi pensieri sono la Lui permessi. Il tetto sotto cui abitiamo ed il giardino sottostante sono il frutto della sua liberalità. Conoscenze, amicizie, relazioni familiari e sociali, ogni tipo di rapporto con la società é da Lui permesso, quindi è sempre dono. Tutto ciò che diciamo di possedere materialmente, mentalmente e spiritualmente è realmente “suo”. Quando ci “impossessiamo” di qualcosa dico che è “nostra”.

Ma nella realtà non è del tutto vero. E’, invece”, “sua”, di Dio, proprio perché tutto dipende da Lui. E’ una realtà a cui pensiamo troppo poco. La nostra superficialità e stoltezza ci prolunga su ciò che crediamo di possedere. L’uomo di Dio sa che la sua vita non dipende dai beni che possiede, per quello riferisce tutto a Dio, gode dei beni con gratitudine e li condivide con gli altri. Ognuno di noi ha un’infinità di beni. Nella misura in cui li condividiamo il nostro io ci stacchiamo dalle cose che possediamo.

“Nel momento in cui desiderate essere qualcuno – che sia in questo mondo fatto di politica, potere, prestigio e autorità, o nel cosiddetto mondo spirituale, che esalta le virtù, la nobiltà d’animo, la santità – non siete più liberi. “(Krishnamurti, La ricerca della felicità, ed.BUR,p.132)

Sogniamo spesso di diventare miliardari. I soldi ci renderebbero più autonomi? Cerchiamo di convincerci che faremo il bene, aiuteremo i poveri , avvieremo una azienda che contribuirà anche al benessere sociale e pensiamo a tante iniziative. Ma i soldi ci condurrebbero alla vera libertà interiore? Il fatto di desiderare una situazione diversa da quella in cui ci troviamo dovrebbe farci riflettere sul senso della libertà: chi è al primo posto nella scala dei nostri veri valori?

Nel momento in cui voglio sfuggire dalla mia situazione attuale pensando di farlo con il denaro vinto alla lotteria, c’é qualcosa che non quadra nella mia visione del mondo in rapporto con il Creatore.
Osserviamo la distesa dei campi . Nonostante l’inverno avanzato, la vita brulica : il vento fa ondeggiare le cime del pino situato nel mio piccolo giardino; i passeri si posano sui rami scheletrici, i corvi convivono con i piccioni alla ricerca del cibo e volteggiano nell’aria pungente ma pura; le cime dei monti innevati fanno brillare sotto il sole tutto il loro candore e le case lontane mi sorridono. Nel frattempo fissiamo l’immagine del Cristo misericordioso.

Perché intasare la nostra mente con pensieri irreali? Dio ha permesso, rispettando la nostra libertà d’agire, questa situazione. Ci sta concedendo sufficiente salute, un riparo modesto ma tranquillo, una famiglia . Cosa vogliamo di più? E’ Lui la nostra ricchezza, infinitamente più grande dei miliardi vinti alla lotteria.Egli è la perla di enorme valore.” Il regno dei cieli è simile ad un mercante che va in cerca di perle preziose. Trovatane una di gran pregio, va, vende quanto ha e la compra” (Mt.13,45)

Egli perdona le nostre colpe e ci dà la possibilità di lodarlo in qualsiasi momento della vita. Se possedessimo enormi ricchezze materiali, fama, onore e gloria terreni, avremmo il tempo per cercarlo e lodarlo? Il problema è proprio qui : avremmo il tempo per cercarlo ed amarlo? Egli ha, quindi, nella sua onniscienza, permesso questa situazione in cui ci troviamo. Dobbiamo considerarmi ricchi : ci ha dato la vista, l’udito, il tatto, l’olfatto, il gusto, la mobilità, l’intelligenza umana. Questi doni li dobbiamo mettere a frutto per accogliere gli altri doni che Egli vuole farci, i doni dello Spirito per “gustare e vedere quanto è buono il Signore”.

Siamo tutti destinati a saper cogliere i suoi doni. Sono essi la vera ricchezza. Cosa potremmo fare con tanti miliardi ,se non sapessimo gustare il senso della vita eterna? I veri miliardi sono già qui, ora, sotto i nostri occhi, in noi. La possibilità di contemplare la misteriosa complessità del Cosmo, nella quale si riflette l’infinita creatività di Dio che ci dona gioia e pace interiore…è un dono incommensurabile!

Tanto denaro forse ci impiglierebbe nel frenetico attivismo, ci distoglierebbe dalla contemplazione, inquinerebbe ancora di più il nostro sguardo.
E’ realmente Cristo la vera luce a cui tutti dobbiamo guardare. Il resto ha importanza relativa. Se traiamo profitto dai suoi insegnamenti, cominciamo ad intuire che “vi è più gioia nel dare che nel ricevere”. Da Lui abbiamo ricevuto infinitamente: ci ha tratti dal nulla e vuole che diventiamo realmente suoi figli, coeredi di Gesù Cristo. Cosa vogliamo di più?

Mi suggerisce P.Albino nel suo diario (p.188) :
SEGUIMI. Uno sguardo carico di luce, di forza, di grazia che ha sconvolto… Lascia tutto, devi; tutto, anche il denaro, il potere, la sicurezza… per la libertà. Pare di essere liberi quando si possiede… Il salto di qualità di Levi… ciò che possiede e lo rende schiavo lo dona agli altri: “Un grande banchetto”. C’era di tutto! Gli scribi e i farisei… non vedono la carità del Signore né la trasformazione nella vita e nell’anima di Levi! “Io sono venuto non per i sani…”. I farisei sono i sani che non hanno bisogno del medico. Ironia tagliente. Dopo la morte c’è la risurrezione!

L’attendo come liberazione da tutte le schiavitù. Perché non guardare più spesso o continuamente a quella realtà che è viva eternamente, ed è li ad attenderti viva, piena, luminosa? Tutto il resto a che cosa si riduce? Il tuo valore è posto lì, nella risurrezione. Se non riconosci questo valore infinito della tua esistenza, come potrai riconoscere il valore dell’altro, di tutti i tuoi fratelli che hanno lo stesso tuo destino?

I santi, coloro che amavano realmente il Signore, rifuggivano la fama, l’onore e le ricchezze materiali. A loro non interessavano perché intravedevano la benefica volontà di Dio in tutte le situazioni e confidavano in Lui solo.
Diceva Lavelle : “il bene più grande che facciamo agli altri uomini non è di comunicare loro la nostra ricchezza, ma di svelare ad essi la loro.” (L’errore di Narciso,ed.Liviana, p.109)

In effetti anche se cedessimo tutte le nostre sostanze a un povero di che cosa lo arricchiremmo? Se costui peggiorasse e si mettesse a vivere da materialista e chiudesse il suo cuore a Dio ed al prossimo, che cosa gli sono servite le nostre ricchezze materiali? Quando lo aiutiamo, invece, ad aprire gli occhi facendogli capire il tesoro che si cela nella sua interiorità, allora la nostra azione è realmente efficace. Ecco perché Cristo ha voluto vivere povero e desidera che i suoi seguaci più intimi vivessero e vivano “poveri”.

Una povertà personale che rivela agli altri un’altra vera ricchezza, cioè quella interiore. La povertà non é fine a se stessa. Infatti si può essere materialmente molto più poveri degli altri, ma con l’animo pieno di desideri estranei allo spirito: essi costituirebbero la vera miseria. Chi si preoccupa solo delle cose materiali ed é continuamente in ansia per esse e per il suo futuro é il più misero tra i mortali. Non é consapevole delle caratteristiche e potenzialità divine che costituiscono il suo essere più intimo. Sono esse che lo faranno vivere in pienezza l’eternità, perché “figlio di Dio”. “Voi siete dèi”, afferma il salmo riportato dallo stesso Gesù Cristo.

E’ una condizione che dobbiamo imprimere nel nostro cuore, se vogliamo gustare le cose dello spirito. Se aiuto a svelare ad un mio fratello queste ricchezze interiori, lo aiuto per l’eternità e ciò glorifica Dio, il quale si serve di tutti noi per rivelarsi. I santi l’avevano capito bene perché si sentivano docili strumenti della grazia divina. Interiormente desideravano ardentemente la salvezza di tutti gli uomini, perché ciò è un desiderio divino e il santo è un essere divinizzato che desidera che anche gli altri si divinizzino. La comunione dei santi, che troverà il suo apice nella risurrezione finale, è un continuo svelarsi vicendevolmente i segreti del Re, nella stretta ed intima partecipazione alla comunione trinitaria.

 

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L’essenziale