L’essenziale richiede spesso molto tempo

Ferdinando, un vecchio compagno di scuola di Elia, aveva fatto carriera politica. Era un uomo molto famoso e sempre indaffarato.
Ogni tanto andava a trovare Elia portandogli come doni dei souvenir acquistati nelle varie località in cui si recava. Il saggio, per contraccambiarlo, dopo aver ascoltato la litania di tutte le sue iniziative pubbliche e private, gli regalava un libro raccomandandogli caldamente la lettura.

Hai letto Lettere a Lucilio” di Seneca che ti avevo donato? – gli chiese una volta.
Ferdinando era piuttosto confuso e si scusava :
– Purtroppo i miei numerosi impegni non me lo consentono. Ma cercherò di farlo!

Allora Elia gli regalò un altro libro : “L’errore di Narciso” di Louis Lavelle, dicendo:
– Non dimenticarti dell’essenziale!
Ferdinando, dopo un pò di tempo, ritornava dal saggio a fargli visita ed ogni volta si sentiva fare la stessa domanda a cui dava la stessa risposta :
– Non ho tempo!
Elia continuava a regalargli un altro libro. I titoli erano svariati : “Le Confessioni” di Sant’Agostino, “La ricerca della felicità” di Krishnamurti, I “Pensieri” di Blaise Pascal, “L’Evoluzione Creatrice” di Henri Bergson, ‘Il castello interiore” di Teresa d’Avila, e tanti altri classici.

Ogni volta che il saggio congedava Ferdinando, dopo avergli donato il libro, continuava a raccomandargli :
– Non dimenticarti dell’essenziale!
Ma Ferdinando era davvero troppo impegnato : convegni, conferenze, consigli di amministrazione, programmazioni economiche, progetti di legge, campagne elettorali gli assorbivano tutto il tempo.

Un giorno Ferdinando fu accusato dai suoi nemici di concussione e peculato. Fu processato e messo in prigione.
Elia, dopo alcuni mesi, andò a trovarlo in carcere. Nella sua cella trovò sullo scaffale, con sorpresa, tutti i libri che gli aveva regalato. Sul tavolino c’era una copia del Vangelo.

Ferdinando lo ringraziò:
– Avevi ragione a raccomandarmi la lettura di questi libri. Li ho proprio letti tutti. Ma sono stati essi a condurmi all’essenziale! E mostrò con il dito la copia del Vangelo.
Poi aggiunse :
– E’ proprio vero che “la più grande disgrazia è quella di essere incapaci di solitudine” come ho letto in un libro di Jean de la Bruyere che mi avevi donato!

Dopo alcuni anni Ferdinando fu scarcerato: aveva perso il prestigio e la carriera, ma aveva acquistato il tempo per riflettere su se stesso e sul suo destino.


Per leggere un altro racconto cliccare:

Il fine della vita

TUTTI I RACCONTI SONO COMPLETAMENTE INEDITI.
POTETE INVIARMI I VOSTRI COMMENTI :

e-mail:[email protected]