CONSIDERAZIONI ETICHE E MORALI SULLA CLONAZIONE DELL’UOMO DI NEANDERTHAL

“Un serissimo e celebre studioso di genetica britannico ha annunciato di essere pronto a clonare un neanderthaliano se soltanto troverà la volontaria disposta a fargli da madre, facendolo crescere nel suo grembo…
Lo scienziato prevede di iniettare il Dna neanderthaliano nelle cellule staminali di un embrione umano nei primi stadi di vita. L’idea è che le staminali indirizzeranno lo sviluppo dell’embrione verso la linea Neanderthal piuttosto che verso quella dell’Homo Sapiens. Una volta cresciuto per alcuni giorni in laboratorio, l’embrione neo-neanderthaliano sarà impiantato nel ventre della madre «adottiva», la volontaria che ancora non ha un nome ma certo ha già un futuro nell’editoria con il libro autobiografico che più o meno s’intitolerà «Ho dato la vita a Neandy».

(La Stampa 22 gennaio 2013)

Questo fatto ci interpella seriamente sul concetto di “persona”. Lo scienziato vorrebbe manipolare l’embrione.

da:
http://www.uccronline.it/2012/04/24/tre-ricercatori-spiegano-perche-lembrione-e-persona-umana/

“Non è vero che le staminali sono “solo cellule”: nelle mie ricerche ho ampiamente dimostrato come fin dal momento dell’impianto avviene la comunicazione fra organismo materno ed embrione, che capisce che quelle “poche cellule” vanno protette. A livello biologico, non c’è bisogno di un cervello per comunicare: c’è già tutto. Ecco perché l’embrione è una persona, la scienza lo conferma chiaramente.” (dr. Pier Mario Biava, ricercatore presso l’Irccs Multimedica di Milano)

Giandomenico Palka, ordinario di Genetica Medica all’Università di Chieti, ha risposto: «Nello zigote è già insito il programma della vita della persona. Scegliere una tappa successiva per decretarne l’inizio è puramente arbitrario Zigote, blastocisti, embrione, stiamo sempre parlando dello stesso bambino in ogni sua fase, senza soluzione di continuità. Sono tutte tappe di un unico processo vitale che inizia con il concepimento».

Roberto Angioli, primario di Ostetricia al Policlinico Universitario Campus Biomedico di Roma, e membro del consiglio direttivo della Società Italiana di Ginecologica e Ostetricia (SIGO), ha affermato: «La vita inizia nel momento dell’unione dei due gametiLo zigote concepito è la prima cellula che racchiude il DNA dell’individuo Chi fa iniziare la vita al momento della comparsa della stria neuronale riduce l’essenza dell’umano solo in collegamento al suo sistema nervoso centrale e periferico, ma sappiamo che l’uomo è molto più di questo».

Salvatore Mancuso, presidente del comitato etico del Policlinico Gemelli, ha spiegato: «Al di là di ciò che suggerisce la bioetica, l’embrione è essere umano fin dal concepimento, per ragioni biologicheC’è una specie di intelligenza embrionaria, per cui anche prima dell’annidamento l’embrione comunica con la madre. In fase di reimpianto avviene già uno scambio di comunicazioni chimiche tali per cui l’embrione, attraverso la produzione di citochine (molecole messaggere), condiziona la sede del suo insediamento, chiede alla madre di modificare il sistema immunitario per essere accolto e non espulso come corpo estraneo. Tutto questo straordinario dialogo avviene fin dalle primissime fasi del concepimento: i due esseri si riconoscono».

Una mia osservazione:

E l’anima? Quale è la fase precisa in cui essa viene creata ed immessa nella creatura dallo zigote in poi??
Se riteniamo lo zigote una persona (anche se “in fieri”, come poi lo saremo per tutta la vita terrena)… allora è lecito presupporre che l’anima venga creata nell’istante della sua formazione biologica. Non esistono dimostrazioni contrarie, la Rivelazione biblica non può contenere indicazioni etiche per ovvi ed intuibili motivi, per cui, nel dubbio etico, è necessario rispettare la dignità umana sin dall’inizio…