PER COLORO CHE AFFERMANO CHE DOPO LA MORTE PIOMBIAMO NEL NULLA…

Se fosse vero che dopo la morte si finisce completamente nel nulla, allora è nulla anche la nostra vita presente. Ciò è conseguente ad un presupposto importante: essere e coscienza coesistono e si compenetrano.

La legge di complessità e coscienza di Teilhard de Chardin sostiene che dal punto di vista fenomenico più la materia si complessifica e più accresce la coscienza. Da qui si può dedurre che l’essere è in relazione alla complessificazione, quindi al grado di coscienza.
(Dio è somma Coscienza perché è l’Essere primo che dona l’essere a chi vuole).

Nella nostra vita la tendenza naturale è la coscientizzazione attraverso l’esperienza: l’uomo raggiunge un certo grado di consapevolezza qualitativamente superiore ai vegetali ed agli animali. Sa di sapere e sa di dover morire. Tutto ciò che esiste può essere da ognuno di noi percepito in base al nostro grado di consapevolezza. Quindi, noi ci immergiamo maggiormente nell’Essere quando ne abbiamo coscienza.

Durante la vita esperimentiamo diversi livelli di coscienza che vanno dal sonno all’autocoscienza dinamica.
Se io osservo quell’albero, egli “esiste” in quanto interagisce con la mia coscienza. Esisteva anche prima della mia consapevolezza, ma se non interagisce con alcuna coscienza è come se non esistesse. Ora, realisticamente, lo vedo, lo posso toccare e lo posso rivedere dopo un certo periodo. In realtà esiste solo se ne ho la consapevolezza sensoriale e mentale.

Se dovessi allontanarmi dall’albero, continuerei a rielaborare l’idea che ho captato dell’albero stesso… ma non sarei più sicuro della sua esistenza. Potrei ritornare sul posto dov’era radicato e non trovarlo più perché è stato tolto e bruciato. Tutto ciò che percepisco rientra nella mia coscienza ed in quell’istante per me esiste davvero.

Se, come affermano molti, con la morte non c’è più nulla di noi, nemmeno la nostra coscienza, allora davvero dovrei pensare che anche ora che vivo, in effetti non esisto. C’è chi sostiene l’ipotesi che noi in effetti non moriamo e che ogni istante è eterno, (Emanuele Severino), per cui il momento cruciale è l’eternità costruita dalla nostra stessa vita terrena.

Ma se non esisteremo non avremo nemmeno coscienza di essere esistiti, il che equivale a nullificare ogni istante della vita terrena.

Praticamente, secondo i sostenitori del nihilismo post-mortem, noi “viventi” coscientizziamo il nulla perché ha senso solo ciò di cui abbiamo coscienza…

Ma il nulla non può essere coscientizzato…

Da qui si dovrebbero trarre le debite conclusioni.

Pier Angelo Piai