Penso al tempo che scorre in fretta.

C’è un macro-tempo  che può essere percepito solo dopo che è passato. E’ quello dei giorni, dei mesi, delle stagioni e degli anni. Tutto è trascorso e rimane alle spalle, ma uno sguardo retrospettivo lo accorcia mano a mano che si invecchia.

C’è un micro-tempo all’interno delle ore che viene percepito in base al nostro stato d’animo ed al contesto. Se si è occupati a fare qualcosa di impegnativo o piacevole, trascorre veloce, ma se si vive in uno stato d’attesa o nella noia, nel dolore, nella fatica, allora viene percepito lungo ed interminabile.

E’ il tempo interiore, la durata, come amava definirlo H. Bergson.
La durata è un tempo soggettivo e nessuno può misurarla , perché sfugge ad ogni tentativo di paragone. Sfugge anche a noi stessi perché la sua percezione è sempre diversa.

La vita è l’esperienza soggettiva che media tra il tempo cronologico e la durata. Si vive  nella durata e ci si proietta nel tempo cronologico. In quest’ultimo contestualizziamo il passato e progettiamo il futuro. Tutto, però, si svolge sempre nell’istante presente, attraverso una serie di operazioni che la mente attiva tramite la memoria ed i sensi.

Passato, presente e futuro sono concentrati nell’istante, il quale è sempre “intenzionale” perché non può soffermarsi: attinge dalla memoria e tramite l’intelletto si ricrea in base ad infinite varianti.
Questo istante è percepito dall’Io pensante con un’operazione in sè complessa, ma semplice nell’esecuzione. Questo fatto richiama l’appercezione in senso kantiano, ma più  evoluta sul versante trascendentale.

La mia coscienza percepisce i dati oggettivi con le loro caratteristiche e la loro  mutevolezza proprio perché li “trascende” formalmente. L’istante è percepito dal mio “io trascendentale” che va sempre oltre il dato sensibile ed ha la capacità di unificare tutto.

Questo ragionamento potrebbe preparare il terreno per intuire qualcosa del “Logos” rappresentato da Gesù Cristo in persona, il quale ricapitola in sè tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra, compreso la nostra coscienza del tempo e dello spazio.

In Cristo il tempo non è più quello cronologico. In Lui passato, presente e futuro vengono risucchiati nell’istante eterno della Resurrezione.

Pier Angelo Piai