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Appena entrati nel santuario si viene subito colpiti dalla visione delle statue dei dodici apostoli, che, in nicchie ricavate negli specchi sporgenti dai pilastroni, sono disposte lungo tutta la navata. In pietra viva di Verona, sono opera dello scultore Luigi Minisini di san Daniele (1861-1901). Vennero collocate nelle apposite nicchie nel settembre 1874.

Le mensole che sostengono le statue e gli ornati che stanno alle sommità delle nicchie stesse sono opera del modellatore D’Aronco Elia di Gemona.

Particolarmente riuscite sono quelle di Giovanni, Giacomo il minore e Taddeo.
Il tutto è stato donato dal conte Niccolo Agricola.

Nel primo altare, a destra entrando, si vede la Vergine dei Sette Dolori. E’ molto venerata e la terza domenica di settembre viene portata in solenne processione.
Si tratta di una Madonna “vestita”, il cui valore artistico sta nel volto e nell’ampia veste.
E’ piu un simbolo che una vera e propria statua, che sarebbe molto bello ammirare.


Procedendo sempre sulla destra, all’ altare dei Sette Santi Fondatori si vedono due statue di autore ignoto, raffiguranti una sant’Antonio di Padova e l’altra S. Filippo Benizi, che è di buona fattura: sono lavori del secolo XVIII.

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I quattro angeli adoranti l’eucaristia, a cimiero d’altare, sono in creta, opera di Antonio Marignani (1874). Lo stesso scultore eseguì i bassorilievi ai lati, raffiguranti uno il barnabita Alessandro Tartagna di Udine, mentre esorta allo studio e alIa virtù un suo discepolo;
l’altro il padre Gioacchino Ventura, teatino, che predica dal pulpito.

Sopra la cornice sono scolpiti, in alabastro, tre soggetti della passione di Gesù Cristo.

Sul lato sinistro, altare dedicato a san Pellegrino Laziosi. Si ammirano le statue della Fede e della Carità, opera dello scultore Vincenzo Luccardi di Gemona (1808-1876).
Furono eseguite nel 1853 in stile neoclassico. Da vedere specialmente la statua della Carità.

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Dello stesso autore sono gli angeli adoranti la croce (1846), posti a cimiero d’altare.
Anche questo porta ai lati due bassorilievi in marmo. Quello a destra è opera dello scultore Casagrande ed è dedicato alIa madre Camilla Agricola dai figli Felicita, Niccolò e Teresa. Questi si sono fatti ritrarre, in atteggiamenti diversi, attorno a un sarcofago in forma di colonna suI quale poggia un vaso cinerario, che porta scolpito il volto della madre.

Il bassorilievo di sinistra è invece opera del Luccardi. E’ dedicato dal figlio Niccolò al padre Feliciano Agricola. Vi si raffigura un’urna funeraria, sopra la quale è scolpito il busto di Feliciano.
Un fanciullo, Niccolò, è inginocchiato, mentre in alto sopra le nubi si vede la Beata Vergine incoronata dalla SS. Trinita.

Infine, la Speranza e la Fortezza, che si vedono sull’altare delle Reliquie, sono opera del professor Ernesto Tonetti di Massa Carrara (1894).

Sull’altar maggiore sono posti san Giuseppe e san Gioacchino. Anche queste due statue sono opera del Tonetti (1893).

Sulle mensole sovrastanti le due porte laterali ai lati dell’altar maggiore stanno due busti settecenteschi raffiguranti il beato Bertrando e sant’ Agostino. Li ricuperò il padre Paolo Canciani nell’ex chiesa dell’ospedale civile agli inizi del XIX secolo.

Di gran pregio sono i due angeli, posti sull’arco che divide il presbiterio dall’abside.
Da un documento del 1752 risultano collocati più o meno sullo stesso luogo e su di loro vantavano diritti sia i frati che la confraternita di san Gervasio. Sono i pezzi di maggior pregio fra le sculture del santuario. L’autore è ignoto, ma si possono attribuire al secolo XVII.

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All’interno della cappella primitiva della Vergine sono provvisoriamente collocate due statue, una di s. Giovanni Battista e una di s. Giuseppe. Sono opere del primo Settecento, commissionate dal conte Giuseppe della Porta per l’altare della Vergine, da lui stesso fatto costruire nel1689 e attualmente nella chiesa dell’Istituto Renati.
Il piccolo tabernacolo è posto sopra un gruppo di angioletti in marmo di Carrara, destinati a sostenere l’ ostensorio durante l’esposizione eucaristica. Questo gruppo marmoreo è opera del marmista Francesco Zugolo ( 1904 ) e un tempo era posto sopra il tabernacolo dell’altare

La Via Crucis del santuario, in carta pesta, è stata acquistata a Roma presso la ditta Rosa Zanaria & C. da parte di mons. Dell ‘Oste. Venne benedetta nel 1902 in sostituzione di una a stampa, in bianco e nero, eslstente dagli inizi dell’800.