Pietro Galliussi

L’arte della sua grandezza artistica sta sicuramente nella semplicità, così come nel gesto l’assunto del procedere disgiunto dalla ricerca dei canoni della perfezione e della bellezza. Un soggetto sensibile e pragmatico, insomma, ricercatore e creativo: questo il «personaggio» Pietro Galliussi, friulano a tutto tondo che, da oltre mezzo secolo, irrompendo dapprima tra le «avanguardie dell’arte visiva», ha saputo conquistare il proscenio che s’addice a chi dell’arte ha scelto farne una ragione di vita.

Originario di Terenzano, comunità ad una manciata di chilometri
dal capoluogo friulano, Galliussi è sicuramente un autore che all’arte ha saputo dare molto con la coerenza che gli è propria e il sentimento profondo che gli cova dentro. Il suo cammino artistico ha riferimenti lontani ormai, essendo state già numerose le tappe che hanno visto la sua evoluzione: da quella figurativa a quella delle composizioni, nel tempo
arricchite dalle astrazioni formali, dagli impianti compositi plastici e dalle intonazioni monocrome in nero, grigio, argento, oro.
La materia è sicuramente l’elemento caratteristico nel discorso artistico che egli esprime, sia nella stesura abile e fantasiosa sia nel rilevato composito e ideografico.
I livelli di lettura per ciò che Pietro Galliussi propone sono vari, anche per quella sua propensione a proseguire ben oltre il risultato acquisito.

Da ciò gli intrecci, le risonanze, le dinamiche evolutive che lo vedono interprete sul versante della tavolozza come su quello della scultura, della grafica e dalla concezione «plasto-pittorica» che però, nell’attuale rassegna, allestita (fino al 15 marzo) nella galleria udinese La Loggia, non è dato di osservare, avendo egli deciso di proporre solo alcuni dipinti del periodo compreso tra il 1960 e il ’65.

Un quinquennio di pittura in «piccolo formato», che tratteggia le
riflessioni socio-esistenziali dell‚autore, pone l’attenzione alla vita quotidiana e alla dimensione semplice dei personaggi che la animano.Un capitolo che racchiude una sua linearità (in tempi successivi ravvivata dalle composizioni materiche e dagli umili materiali, indagati e manipolati con immediatezza e imprevedibilità) in cui le immagini sono ora quelle di popolane che siedono per la conta dei propri dolori e debolezze, ora di gioventù che vive nella semplicità del gioco la propria innocenza o del paesaggio rurale col suo naturalismo primigenio, accompagnati dai cromatismi crepuscolari che vanno dai verdini agli ocra chiari, dagli azzurri ai celestini.

La rassegna, quantunque privilegi i dipinti di un preciso lustro del periodo figurativo, testimoniato dalle cosiddette opere di un «pensiero di riciclo», ovvero frutto dell’enucleazione nel solco di una ricerca delle «piccole cose», è arricchita dalla presenza di alcune sculture, testimoni dell’evoluzione del suo pensiero artistico che ~ nella fattispecie ~ vive nell’ideografia delle forme bronzee e tra astrazione e realtà, con l’occhio intento a fissare la loro essenzialità, assecondando così il desiderio inconscio della decrittazione.