Renato Toso con questa sua ricerca amplia il campo della propria analisi profonda del mondo e del rapporto che vi è tra l’arte e la rappresentazione della storia. Da qualche anno l’artista si è rivolto in questa direzione e mi pare opportuno sottolinearlo, del resto le immagini di questo catalogo e le mostre che l’autore sta preparando in questi mesi mi pare siano oltremodo eloquenti.
Analisi profonda del mondo, dicevo: l’arte non è solamente bello stile, rappresentazione di piaceri sotto forma di segno e di colore, ma è anche consapevolezza della storia dell’umanità.

Nella ricerca storica di Toso dunque interviene la qualità dell’artista, il racconto prende forma e segno e colore fanno i protagonisti, ma forma e colore non sono fini a se stessi ma – appunto – la premessa al racconto.
Il tempo storico che Toso predilige nella sua analisi è quello biblico, del vecchio e del nuovo Testamento.
È in questo ambito che l’artista raggiunge una tensione nuova e altissima, a mio parere, che nella riproduzione paesaggistica in parte aveva già anticipato.

Alla natura incontaminata del Friuli campagnolo sostituisce quindi questa analisi di un mondo storico che offre riflessioni che sono veri scossoni dell’animo. Ecco apparire allora come una folgorazione immagini dal libro della Genesi e dell’Esodo con coniugazioni moderne come il raffronto figurale tra la fuga del popolo di Israele dall’Egitto e l’esodo del popolo del Kosovo dalle terre infestate dalla guerra. Altro esempio: Abramo ha un figlio, Isacco, che non rifiuterebbe di offrire all’Eterno se l’angelo non intervenisse, ma padre e figlio sono di una carnalità e di una espressività contemporanea struggente.
Le masse e gli individui appaiono tracciati da un disegno morbidissimo ma reale, con un rispetto che fa venire in mente la pittura religiosa storica, quella carica di figure che affollano le pale d’altare settecentesche e ottocentesche. Vi è dunque una sensibilità ed un ritmo pregnante di storia.

In queste figure i rimandi evocano passaggi di Fred Pittino, di Renzo Tubaro, di Luigi Martinis, di Guido Tavagnacco.
Ma la personalità delle figure è compresa, tesa, concentrata, in una sensibilità nuova e diversa, come se la componente fideistica, la sensibilità religiosa, vivesse una stagione spirituale specialissima e persino indescrivibile.
Più laici i soprannominati, anche quando eseguono tematiche storico-religiose, più sensibile alla vivezza dei misteri Renato Toso.
Si osservino le torsioni dei corpi, le gestualità, i volti e si scoprirà questa vocazione intima alla rappresentazione del fatto storico biblico, una concentrazione speciale nella contemplazione dell’accaduto, sia colto dal Vecchio Testamento, cui accennavo qualche esempio, sia impressione vivida e reale neotestamentaria. E faccio l’esempio di una crocefissione potente. Cristo in mezzo ai ladroni. O ancora lo Spirito Santo tra gli apostoli, affresco di Godia di Udine, peraltro qui riprodotto accanto anche ad una descrizione tecnica del lavoro impostato.
Insomma Renato Toso non smetterà di stupirci con la sua ricerca che continuerà scandagliando la Bibbia e scoprendo sempre nuovi episodi da storicizzare e da consegnare ad un pubblico che potrà ancora apprezzare sensibilità artistica e raffinatezza accanto ad una dimensione spirituale personale sempre più spregiudicata nel dichiarare la fede.

Vito Sutto

Abramo ed Isacco
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Bivacco
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Bivacco-2
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